Il Matrimonio

La Rievocazione Storica del Matrimonio andrà in scena sabato 23 e domenica 24 giugno, intorno alle ore 18, partendo da Piazza Roma. La rievocazione si compone di 8 scene.

Prima Scena: Uscita da Palazzo

Seconda scena: Corteo militare

Terza Scena: Arrivo in Santa Sofia

Quarta Scena: Uscita di Adelperga

Quinta Scena: Corteo nuziale

Sesta Scena: il Matrimonio

Settima Scena: Dal principio dei secoli

Ottava Scena: Investitura del Duca

L’Uscita da Palazzo avrà luogo in Piazza Roma. Il Palazzo dal quale usciranno i personaggi è il Convitto Nazionale. L’inizio della rievocazione è previsto alle ore 18.00

Uno alla volta verranno chiamati i più nobili arimanni della città, accompagnati dai guerrieri. Dopo di loro usciranno Arechi II e Desiderio, ognuno scortato da due guardie del corpo, chiamati “candidati”, dal “candidatus” romano, che doveva essere “candido”, immacolato, senza macchie sull’onore e senza dubbi sulla fedeltà.

Quando Re Desiderio avrà preso posto nel corteo, esso sfilerà lungo il Corso Garibaldi, aperto dai banditori, dai musici e dagli alfieri.

Il corteo si arresterà davanti Santa Sofia, dove Arechi reciterà il suo atto di donazione (datato 774) col quale istituiva il monastero per donne, annesso alla chiesa. Dalla chiesa usciranno le donne e le dame, tra cui Adelperga, figlia del Re Desiderio, e sua madre Ansa, Regina dei longobardi. Si formerà il corteo nuziale e ci si dirigerà verso Piazza Piano di Corte.

Appena arrivati in piazza, si celebreranno le nozze di Adelperga, figlia di Desiderio, re dei Longobardi, con Arechi II, duca di Benevento. Le nozze verranno celebrate secondo antichi riti nuziali, con la benedizione di Don Nicola De Blasio, parroco di San Modesto, che impersonificherà il Vescovo.

Al termine delle nozze, un attore che impersonificherà Paolo Diacono leggerà A principio saeculorum, un carme acrostico sulle sei età del mondo che lo storico medievale compose in onore di Adelperga.  All’interno della cerimonia avverrà anche la conferma di Arechi II come duca di Benevento, secondo i riti dell’epoca, tratti da lunghe ricerche curate dall’Associazione Benevento Longobarda.

Al termine dell’ultima scena, Arechi II inviterà tutti a festeggiare.

Tutti i convenuti, aiutandosi con le mappe, si recheranno nelle locande che saranno allestiti nei giorni precedenti per degustare pietanze longobarde, vino e birra servite in tipici bicchieri di terracotta.

In diversi luoghi e ad intervalli regolari, gruppi di saltimbanchi daranno vita a spettacoli, performance  e scene di vita quotidiana del medioevo. Complessivamente, tra sabato e domenica, ci saranno 22  spettacoli di artisti di strada, curati dall’Associazione INCA Italia, che da anni lavora nell’organizzazione di festival e raduni di arte di strada. Gli spettacoli musicali si svolgeranno all’interno del Cortile di Palazzo De Simone, in piazza Arechi II. (vedi programma)

VALORE STORICO DEL MATRIMONIO

Il Matrimonio tra Arechi II e Adelperga fu voluto dal Re Desiderio e rientrava in un piano più ampio di diplomazia “nuziale”, con la quale il Re dei longobardi provava a disegnare alleanze durature coi suoi vicini, in un’ottica di rafforzamento del propria dinastia e del proprio potere, in chiave antipapale. Desiderio, come sappiamo, concesse anche una seconda figlia al principe dei franchi Carlo, il quale poi la ripudiò per poter muovere guerra ai longobardi.

Il matrimonio tra Arechi II e Adelperga rappresentava un atto di saldatura tra la longobardia maior e la longobardia meridionale, che Desiderio voleva realizzare per rafforzare il peso politico della gens langorbardorum, ma non si esaurisce elusivamente nelle motivazioni politiche. Desiderio aveva già nominato Arechi II Duca di Benevento nel 758, ovvero 4 anni prima, per cui il matrimonio semplicemente rafforza un legame di fedeltà preesistente e non si giustifica solo con calcoli di opportunismo politico. E’ certo che i due sposi avevano in comune sia l’età che molti interessi, e di questo Desiderio era ovviamente a conoscenza, del resto se il Re aveva scelto Arechi, seppur giovanissimo, per governare un vastissimo Ducato, ne doveva avere molta stima e forse lo considerava anche il miglior partito possibile per la sua figlia più bella e più colta, educata dall’erudito Paolo Diacono.

Il matrimonio, quindi, fu deciso non solo per motivazioni politiche, ma anche per affinità. I due sposi, infatti, erano accomunati da un vivo interesse per le lettere e per la conoscenza in generale, supportati in questo da Paolo Diacono, che senza dubbio rappresentava il miglior mentore in circolazione. In più, entrambi erano pii e devoti, o almeno così tramandano gli scritti, i quali esaltano sempre entrambe le figure, anche per la loro capacità di resistere in un periodo storico di grandi stravolgimenti.

La discesa di Carlo Magno in Italia, che spazza via la gens langorbardorum dall’Italia centro-settentrionale, è vista come una tragedia epocale anche dai longobardi del sud, di cui Arechi si nomina principe, perseguendo una politica di autonomia a tutti i costi, in contrapposizione all’egemonia franca. Anche dopo la morte di Arechi, sua moglie Adelperga si batterà per conservare l’indipendenza politica, dimenandosi tra congiure e sollevamenti militari, continuando sempre ad agire come l’ultima regina dei longobardi

ASPETTI STORICO-SOCIALI LEGATI ALLA RIEVOCAZIONE DEL MATRIMONIO

I longobardi consideravano il matrimonio come il vincolo sociale più importante, perché basato su un duraturo rapporto di fedeltà, ideale che costituiva l’elemento basilare della loro società. Per i longobardi già il fidanzamento costituiva un vincolo sacro, per cui la violazione di tale legame era eguagliata all’adulterio. Nell’ordinamento giuridico longobardo il matrimonio aveva valore da quando la sposa veniva consegnata allo sposo davanti a parenti e testimoni, con cerimonie pubbliche che prevedevano grandi festeggiamenti. Il giorno dopo la prima notte di nozze, si celebrava il rito del Morgengabe, ovvero del “dono del mattino” col quale la sposa acquisiva una porzione del patrimonio dello sposo, di solito un ottavo o un quarto, di cui restava proprietaria in perpetuo. Questo non vuol dire che la donna non fosse completamente sottoposta all’autorità maschile, che si esercitava tramite il Mundio, ovvero di totale subalternità, secondo un rapporto di fedeltà e sottomissione che veniva traslato anche in altri contesti sociali. Il Mundio veniva talvolta manifestato pubblicamente durante l’ingresso della donna nella casa dello sposo. La sposa doveva passare sotto una spada, a testimoniare il potere di vita o di morte che il marito esercitava sulla donna, potere che si basava sulla fedeltà assoluta. Tra moglie e marito come tra signore e suddito.

Probabilmente, però, la cerimonia del Matrimonio tra Arechi II ed Adelperga non si sarà limitata ai rituali tradizionali del popolo minuto o degli arimanni longobardi. Senza dubbio, essendo una cerimonia reale, sarà stata più sontuosa e ricca di festeggiamenti. In ogni caso si sarà trattato di una cerimonia pubblica, da tenersi in un luogo ad uso civile, dato che all’epoca i matrimoni non venivano ancora celebrati in Chiesa e non esisteva una liturgia cristiana specifica, se non in fase embrionale e in territori del Nord Europa. Per questo, nella ricostruzione della cerimonia del Matrimonio, abbiamo dovuto improvvisare, utilizzando in maniera creativa gli elementi (pochi e scarni) a nostra disposizione.

Abbiamo voluto credere che nell’ambito della cerimonia pubblica nobiliare longobarda si siano celebrati riti ricavati dall’antica Roma, di cui i longobardi si sforzavano di essere gli eredi, soprattutto se si trattava di considerarsi “nobili”. Per questo abbiamo ricostruito la cerimonia basandoci anche sul rito della Confarreatio, che veniva celebrato nell’antica Roma e che aveva valore sia religioso che civile.La Confarreatio consisteva nella condivisione di un dolce a base di farro da parte prima degli sposi e poi di tutti i parenti, che così sancivano l’unione delle famiglie. Essendo questo rito riservato esclusivamente ai patrizi, abbiamo creduto possibile che esso si sia conservato nei tempi e sia arrivato ai longobardi, anche se molto rivisitato. La benedizione del Vescovo, che pure abbiamo inserito all’interno della cerimonia e in contemporanea col rito della confarreatio, è sempre frutto di una nostra supposizione. Abbiamo infatti creduto indiscutibile la presenza dell’autorità religiosa in una cerimonia pubblica di così alto valore nobiliare ed abbiamo creduto probabile che abbia anche preso la parola per benedire pubblicamente l’unione, cosa non  impossibile considerando il livello di cristianizzazione del periodo e la grande devozione personale di Arechi II. Aggiungiamo che già per i romani il rito aveva valore solo se celebrato in presenza del Pontifex, quindi, se crediamo che esso si sia traslato fino a dentro la ritualità nobiliare longobarda, possiamo credere che anche l’aspetto religioso sia rimasto intatto.  Di sicuro i cristiani ricorrevano al rito del velamen, ovvero alla copertura dei capi dei due sposi con un velo da parte del sacerdote, che si limita, forse, ad unire le mani dei due. Ma questo è un elemento di contorno nella complessità della cerimonia.

Per tutto il resto, la sceneggiatura è stata ricavata dai documenti storici del periodo e da specifiche ricerche sulla ritualità nell’altomedievo. Anche le singole battute sono semplificazioni di formule che venivano pronunciate in determinati contesti pubblici. In particolare, per quanto riguarda il rito dell’investitura del Duca, c’è da dire che esso è stato ricavato dallo studio di una trentina di cerimonie di investitura del feudo di diverse parti d’Europa, quasi tutte antecedenti all’anno Mille. La classica scena dell’investitura del Cavaliere, che si inginocchia e riceve la spada sulle spalle, come era prevedibile, non è tra queste. Ce ne sono invece altre piene di simbologia. Speriamo di aver scelto bene. Ovviamente non abbiamo la pretesa di aver ricostruito fedelmente tutta la cerimonia, ci accontentiamo di far rivivere quell’evento, negli stessi luoghi, 1250 anni dopo.