La traslazione delle reliquie di Sant’Eliano

La traslazione delle reliquie di Sant’Eliano, un atto religioso e politico.
Un racconto agiografico [1] di autore ignoto descrive la corale e commovente partecipazione del popolo beneventano alla traslazione del veneratissimo corpo di Sant’Eliano, avvenuta nell’anno domini 763. Questo santo era un soldato martirizzato con altri 39 militari nel 320 nella città di Sebaste, in Armenia, al tempo dell’imperatore romano Licinio, crudele e violento persecutore dei cristiani. Esposti al gelo per un’intera notte, i 40 martiri incontrarono la morte in seguito alle percosse subite. I loro corpi vennero bruciati e le loro ceneri vennero gettate in un fiume. Si narra che, per intervento della divina misericordia, le ceneri furono raccolte dal vescovo di Sebaste, conservate e disseminate in varie città, a Cefarea, a Nissa di Cappadocia, a Roma, a Brescia e a Costantinopoli[2], dove sorsero templi in onore dei 40 martiri. Dalle reliquie conservate a Costantinopoli  vennero separate, successivamente, quelle di Sant’Eliano. Non sappiamo come sia stato possibile distinguere i resti di Sant’Eliano da quelli degli altri martiri, ma altri racconti agiografici riferiscono di corpi non completamente carbonizzati durante roghi collettivi. Non conosciamo nemmeno la natura di queste reliquie, dato che sono andate perdute nel corso dei secoli, ma molto probabilmente erano contenute in una teca. In ogni caso, ciò che restava del corpo di Sant’Eliano venne traslato da Costantinopoli a Benevento grazie all’avvedutezza e alle capacità diplomatiche di un gastaldo di Arechi II, il nobile arimanno Gualtari.  

Descritto come un “uomo di fede pienamente cattolica, di bell’aspetto, sincero nel parlare, noto per saggezza, sagace nei consigli, robusto nella virtù, eccellente nei costumi e in ogni cosa onesta” [3], Gualtari venne scelto dal Consiglio dei nobili Arimanni per portare a termine una delicata missione politica in territorio bizantino. Non si sa con certezza lo scopo di questa partenza, ma è probabile che trovasse le sue ragioni nella necessità di distendere i rapporti con Bisanzio in un momento in cui il regno longobardo attraversava una fase di tensione con il papato e con il regno franco, sempre più coesi e sempre più potenti. Solo il fedele Arechi II poteva svolgere questo compito per il bene della “nazione” longobarda e solo le buone qualità di Gualtari potevano influenzare positivamente l’imperatore d’Oriente Costantino V – accanito iconoclasta e sovrano di dubbia fama, stando al suo curioso soprannome: “copronimo” (da κόπρος “sterco”) – e permettere il buon esito della missione, testimoniato dal dono delle reliquie di Sant’Eliano. Nel racconto agiografico si legge che fu lo stesso Sant’Eliano a riferire a Gualtari che l’imperatore bizantino, soddisfatto per il buon accordo politico, lo avrebbe ricompensato con un dono a sua scelta, e per questo il santo lo esorta a chiedere le sue spoglie per portarle a Benevento e lo invita a collocarle in una chiesa costruita da lui [4].

L’arrivo di Gualtari in città con i resti sacri del santo venne accolto da una folla numerosa che, “con ceri e lampade e con diversi generi di incensi (o profumi), scoppiò in pianto, per alcuni stadi di cammino, e così, con inni e con canti introdotto il veneratissimo corpo (di Sant’Eliano), onorevolmente fu collocato nella basilica che (Gualtari) aveva costruito prima di partire” [5] e che dedicò al santo martire. Di questa chiesa si è persa qualunque traccia, si sa solo che è esistita fino al XII secolo costituendo un luogo di pellegrinaggio e di miracolose guarigioni. Con la sua scomparsa si è persa la memoria anche del culto di Sant’Eliano, mentre le sue reliquie sembra siano state rintracciate fino al 1763 nella chiesa di San Vittorino [6].

La traslazione delle reliquie di Sant’Eliano è solo una delle tante che Arechi II effettuò  a Benevento durante il suo lungo governo, una pratica che rispondeva ad esigenze devozionali e spirituali, finalizzate a garantire pace e protezione divina al popolo longobardo e alla città ma, soprattutto, soddisfaceva una precisa esigenza politica, quella di rivestire di sacralità il suo potere. Si trattava, peraltro, di una tradizione tipicamente orientale che il duca aveva mutuato dall’impero bizantino e che interpretò sempre con passione, rendendosi indiscusso protagonista durante le traslazioni dei diversi santi e martiri che, per la maggior parte, trovarono ospitalità nella chiesa di Santa Sofia. Attraverso questo fenomeno e attraverso l’introduzione di vari culti di santi, pressoché sconosciuti, Arechi rese il suo dominio ancora più prestigioso e trasformò la città di Benevento in una città sacra. 

 Per rendere la rievocazione più coinvolgente, abbiamo “romanzato” e semplificato l’episodio storico della Traslazione, in particolare riguardo alla collocazione finale delle Reliquie, le quali, in base al racconto agiografico, vennero conservate in una cappella precedentemente costruita da Gualtari e intitolata proprio a Sant’Eliano. 

Al termine della traslazione, anche quest’anno si svolgerà una Contesa, che vedrà partecipare le tre Fare sconfitte lo scorso anno. La Fara del Diacono, vincitrice nel 2013, non parteciperà alla Contesa, in modo da garantire anche alle altre Fare di poter godere dei benefici che derivano dalla custodia delle reliquie. La Fara che vincerà la Contesa custodirà le reliquie per un anno e le porterà in corteo nella traslazione del 2015 e nel Corteo di Chiusura della manifestazione, in programma Domenica 22 giugno, al termine dell’ultima sfida. 

Il viaggio intrapreso da Gualtari per raggiungere Bisanzio, recuperare le Reliquie e portarle a Benevento, ci ha dato lo spunto per creare una STORIA A FUMETTI, con il fondamentale impegno dell’Associazione locale BNCOMIX, che segue la sceneggiatura e la realizzazione grafica del progetto. Il Fumetto verrà presentato nell’ambito della manifestazione di giugno 2014

 


[1] Translatio Sancti Heliani, in S. Borgia, Memorie Historiche della Pontificia città di Benevento, vol. I, Salomoni, Roma 1763, pp. 199-206.

[2] Atti della Translatio Sancti Heliani, ivi, p. 194-198.     

[3] Translatio Sancti Heliani, ivi, p. 200.

[4] Ivi, pp. 201-202.

[5] Ivi, pp. 203-204.

[6]  Atti della Translatio Sancti Heliani, ivi, p. 198.